Ritengo che lo scopo di ogni attivista dovrebbe essere lavorare duramente per aggregare consapevolezza e consenso sui temi più importanti e fare rete, facendo capire alla gente e alle forze in campo quale sia la strada giusta da seguire. Far dialogare chi non si parla più, indurre il dibattito dove non c'é, aprire porte chiuse o che terzi vorrebbero chiudere. E creare nuove sinergie che l'attuale clima generalizzato di radicalizzazione delle posizioni e chiusura preclude.
La massa critica contro l'ordoliberismo, il lobbysmo e contro l'apologia del vincolo esterno é ben lontana dall'essere raggiunta, e a mio modo di vedere un dibattito che partisse in una CGIL o in un PD, da altri apostrofati come "collaborazionisti da distruggere", sarebbero una vittoria. Ma perché ciò avvenga occorre parlare, non liquidare o accusare o insultare. Anche se ne avremmo tanta voglia. Io per primo.

martedì 18 giugno 2013

Il grido di dolore del centro-sud e la risposta di ARS

Si questo é un endorsement ad ARS. No, non sono (ancora) associato.

Buon giorno e buona resistenza a tutti.

Nel mio recente intervento “Guida galattica per autoattivisti” ho accennato alla nuova realtà di ARS (Associazione Riconquistare la Sovranità), e avevo promesso che sarei  andato a vedere con i miei occhi il lavoro e gli intenti di questi ragazzi. Non intendo riscrivere il documento delle loro analisi e proposte, peraltro estremamente chiaro e disponibile in rete, e mi limiterò a parlare dell’intervento introduttivo  del presidente Stefano d’Andrea e a raccontare alcuni aneddoti più o meno significativi.

Tanto per cominciare, un accenno a Pescara, che ha ospitato l'evento. Mi dispiace molto, ma vederla mi ha dato la stessa sensazione di quando Indiana Jones, nella sua ultima iterazione cinematografica, entrò in una città-laboratorio fasulla nel deserto del Nevada, costruita in tutto e per tutto per sembrare una città vera, ma popolata solo da fantocci inanimati e del tutto immobile e silenziosa. Incredibile. 

Perché affittare? Tanto nessuno ha soldi. Vendi direttamente ai tedeschi, risparmierai tempo. Foto di R. Nardella.

Cartelli “Affittasi” o “Vendesi” ovunque, serrande abbassate, strade deserte e poco frequentate. Colpa del caldo certamente, ma in un giorno feriale mi sarei atteso di meglio. E che dire dei terreni sgomberati e abbandonati, delle magioni in rovina in periferia, delle cattedrali nel deserto. Ho visto interi agglomerati urbani costruiti durante la recente bolla immobiliare, completi e coloratissimi.
E vuoti. Intonsi, come congelati. La crisi qui sta colpendo durissimo. 




E come avrei poi appreso dai discorsi di attivisti e simpatizzanti calabresi e palermitani, tutto quel che si dice sul sud che sarebbe ridotto quasi come la Grecia è assolutamente verosimile. Negozi e piccole imprese che stanno chiudendo a centinaia, disoccupazione ormai generalizzata. L’eccezione è avere un lavoro stabile. E naturalmente criminalità, ma non quella che vi aspettereste di vedere in un film, tutta pizzo&lupara, tutta “pagami la protezione o ti sparo”. 
Mi hanno parlato di una realtà ormai endemica, che ha in molti casi rimpiazzato lo stato nel suo ruolo di protettore dei cittadini, e che ha rimpiazzato gli istituti bancari al collasso come mediatore del credito. I capitali sporchi ma a bassa remunerazione della malavita organizzata sono tutto ciò che permette ad alcuni imprenditori di non chiudere, mentre le loro imprese sono le uniche ancora in grado di fornire beni e servizi, ovviamente grazie a introiti illeciti, elusione fiscale e sfruttamento della manodopera. Ma così facendo, i loro prodotti sono assolutamente concorrenziali. 

Possono di fatto fare il prezzo che vogliono e offrire in cambio speranza e posti di lavoro alla gente. Se qualcuno si chiedesse ancora le cause dell’omertà … E non è nemmeno vero che le estorsioni avvengano in seguito a minacce. No, nella maggior parte dei casi la mafia offre agli imprenditori servizi così vantaggiosi (inclusi anche servizi di security, ovviamente), che questi trova del tutto naturale e in alcuni casi obbligatorio, date le difficoltà economiche del periodo, rivolgersi a loro. Ovviamente questo vantaggio nasce da un sistema criminale e dalle ingenti disponibilità di denaro sporco della malavita e andrebbe smantellato, ma anche volessimo all’improvviso militarizzare tutto il sud per eliminare il problema alla radice, otterremmo al più in questo momento di dare il colpo di grazia all’economia del mezzogiorno. La scelta dell’orco.

Ah, cari fratelli “nordici”, è presto per sentirvi sollevati, perché da noi non è meglio. Il sud è in uno stato tale che la malavita organizzata si è da tempo spostata al nord per i suoi  progetti principali, e infatti i comuni commissariati per mafia nella stessa cintura di Torino non si contano più. Da noi il mafioso arriva in giacca e cravatta e con segretaria al seguito, e vi farà un’offerta che non potrete rifiutare. E probabilmente sarà laureato alla Bocconi e non avrà mai toccato pistole in vita sua, ma solo carte di credito. Siete avvisati.
Il PUD€si sta rendendo responsabile, oltre che della nostra rovina economica, sociale e culturale, anche del sorgere di un vero e proprio impero finanziario malavitoso, che sta rilevando e accorpando un numero di imprese e proprietà sempre maggiore, e sta di fatto ottenendo sempre più appalti e monopolizzando molti mercati locali. Anche qualora dovessimo uscire dall’euro con tutti i crismi, questa sarà una realtà con cui dovremo fare i conti. E non sarà facile per lo stato italiano riprendersi ciò che ha perso, anche volendo usare la forza. Anche solo dimostrare i legami mafiosi di certe realtà sarà un vero problema. Grazie PUD€. Ce ne ricorderemo.

***

Pronti via, di fronte a circa 200 persone riunite al cinema ARCA, assistiamo ad un preambolo video molto interessante (vedi fine del post), che illustra alla perfezione chi e come ci ha condotto all'inferno e come fosse perfettamente consapevole di ciò che stava facendo. Materiale per la nuova Norimberga. Sarà la colonna sonora Metallica \m/, ma l'ho molto apprezzato :D

Il presidente di ARS Stefano d'Andrea (docente di diritto privato all'università della Tuscia) mette subito le carte in tavola. La loro intenzione è costruire una rete di cittadini sovranisti militanti. E’ chiaro che hanno recepito e fatto tesoro di alcune grandi novità introdotte dal Movimento 5 Stelle, come la coordinazione degli iscritti tramite la rete, ma hanno anche colto molto bene i problemi derivanti dall’estremizzazione dell’approccio, come la tendenza all’inconcludenza e al caos di realtà in rete non perfettamente organizzate, che non abbiano un forte substrato di attività sul territorio. Realtà che sono già nate e sparite a decine, anzi a centinaia. Basta vedere come è facile mettere in crisi una realtà di rete come il gruppo Economia 5 Stelle non appena lo staff si distrae un secondo. Ma infatti anche noi avremo cartucce da sparare in buon numero sul territorio, con i nostri kit divulgativi e il lancio del documento degli scenari … Solo così raggiungeremo un numero congruo di persone, incluso chi non si sa orientare in rete o non ha proprio accesso ad essa.
L’intento base di ARS è semplice. Essa é un'associazione che si pone come nemica dell’UE e del mercato unico europeo, che di fatto si è organizzato come un ente sovrano autoritario, tecnocratico e dirigista. L’UE è profondamente antidemocratica per costruzione, sviluppo e governante e ARS ne prende le distanze con forza, invocando un ritorno alle origini avente come unica stella polare la nostra carta costituzionale, almeno nella sua accezione originale, prima dell’oscurantismo. Prima dell’Imper…pardon, dello SME.
Una riflessione molto provocatoria ma interessante di D’Andrea è che per certi versi la crisi dell’euro è stato un “bene”. Prima di questa crisi, negli anni anteriori cioè al 2007, non esisteva in concreto alcuna avanguardia rilevante ostile al suo establishment, nessuna forza politica avrebbe mai anche solo pensato di proporre l’uscita dai trattati europei, pur essendo la loro natura palese per chiunque avesse seriamente studiato i trattati stessi. Ma la disinformazione dei media compiacenti e il credito facile dei primi anni dell’euro hanno contribuito a nascondere un gigantesco elefante nello sgabuzzino dell’euro. Elefante che ora appare in tutta la sua imponenza a ogni popolo europeo e che ci schiaccia col suo peso.
Ora invece sono finalmente partiti tavoli di discussione e processi che vedono l’eurosistema principale imputato, come il recente Manifesto di solidarietà europea, che propone di salvare l’UME inducendo l’uscita dei paesi più forti per primi, e progressivamente di tutti gli altri. Nella stessa Germania è comparso il partito di destra “Alternativa per la Germania”, formato da un substrato di tecnici, industriali e professori. Tale partito vuole l’uscita dall’euro per una mera questione di guadagno. Avendo capito che la Germania non potrà più sfruttare a lungo il sistema da essa stessa creato, ne chiede l’uscita per non doverne pagare lo scotto. Molto pragmatico. Come le cinghiate che si meritano, dico io.
Ma gli scenari di un’eventuale uscita della Germania non sono affatto certi. Al momento in Europa ci sono tre tipi di stato. Con l’euro, fuori dall’euro o in deroga. Dove si collocherebbe la Germania? Che succederebbe ai trattati? Che ne sarebbe del MES? Altri paesi che volessero uscire avrebbero lo stesso trattamento? Chi deciderebbe? Molti problemi con nessuna risposta certa. Certo è che nei prossimi 4-5 anni avremo un alta probabilità di conflitti diplomatici, modifiche ai trattati, caos urbano, violenza. Il sistema euro non imploderà così facilmente.
ARS vuole USARE la crisi come grimaldello per rivendicare la sovranità nazionale italiana, e ha scelto un profilo molto radicale in questo. La sua idea è di crescere e collocare elementi in parlamento onde poter fare corretta informazione sul tema e risvegliare il popolo italiano e il suo orgoglio sopito, proponendo ricette il più possibile tecniche e ragionate, poiché nulla deve essere lasciato al caos e al pressapochismo in questa crisi.
L’UE è oltretutto pesantemente incostituzionale, come ampliamente documentato anche dal buon 48 in rete, in quanto contrasta di netto con i principi economici della nostra costituzione, che sono chiaramente di natura sociale. L’UE per contro non introduce principi ex-ante che ne regolino le politiche economiche, se non la fredda e come ormai sappiamo omicida “stabilità dei prezzi”. Omicida perché basata su disoccupazione e deflazione salariale. L’UE ha insomma deciso di derubricare al mercato le sue prerogative sovrane di tutela della classe lavoratrice e del benessere dei cittadini, e questa è una colpa imperdonabile.

L’art. 47 della nostra costituzione sancisce che la repubblica debba vigilare sulla concessione del credito nel sistema economico nazionale. Questa era una misura figlia delle crisi economiche dell’800 e degli anni '20 del secolo scorso. Crisi causate dallo standard aureo, e dalla libera circolazione dei capitali, che avevano messo il capitale in condizioni di rendersi autonomo dagli stati, trattati alla stregua di ogni debitore privato. L’UE pare aver totalmente dimenticato questo insegnamento in nome della libera circolazione dei fattori produttivi prevista dalla teoria neoclassica e liberista delle Aree Valutarie Ottimali. Per recepire questo assurdo precetto, alla fine degli anni '80 liberalizzammo la circolazione di capitali (prima possibile solo tramite accordi tra paesi), e nei primi '90 abolimmo la distinzione tra banche finanziarie e d’affari, sempre obbedendo a dettami europei. Di fatto ci chiudemmo da allora in una trappola, perché l’art. 117 della costituzione ci costringe a legiferare in accordo con i trattati internazionali, bloccandoci ogni via di fuga.

L’UE ci ha costretto a sbloccare anche linee di credito facile e a lungo termine, quei famosi mutui venti-trentennali a copertura quasi totale che prima ben di rado venivano concessi. Questo perché in una finestra di 30 anni è impossibile prevedere il verificarsi di crisi economiche anche gravi e/o garantire la stabilità della posizione lavorativa del contraente. Questi crediti son destinati a diventare subprime, e a portare al collasso laddove generalizzati il sistema bancario. E’ assolutamente necessario ridare alla repubblica la vigilanza bancaria sottrattale dall’UE. La libera circolazione dei capitali in condizioni di crisi economica comporta inoltre l’uscita di denaro dall’economia reale a vantaggio della finanza. Per questo le borse volano anche quando le imprese chiudono a decine e l’economia reale è al collasso, le due cose sono da tempo scorrelate. In questa situazione lo stato deve pagare interessi molto alti per servire il suo debito, e al contempo deve tenere bassa la tassazione sui capitali per evitarne la fuga. Ad esempio, la nostra tassa sui guadagni da proprietà immobiliari che si rivalutano è ora del 12.5%, ma dovrebbe essere assai più alta. Tuttavia se lo fosse, quelle proprietà verrebbero immediatamente vendute e il capitale si sposterebbe altrove, in cerca di remunerazioni migliori. Siamo in ostaggio.
Secondo ARS, chi sostiene che la Germania avrebbe tradito lo spirito dei trattati con le sue politiche commerciali aggressive e con i suoi piani di occupazione precaria sostenuti da spesa pubblica e deflazione salariale, commette un errore concettuale. A ben vedere infatti la deflazione salariale è il fine dei trattati europei, avendo essi eliminato ogni protezione potessimo utilizzare contro la globalizzazione, il che ci ha messo in concorrenza diretta con i paesi emergenti e la loro ingente mole di manodopera sottopagata e scarsamente tutelata. I trattati hanno reso inarrestabile la spinta della globalizzazione nella sua accezione peggiore, e la compressione verso il basso dei nostri salari e diritti è la naturale conseguenza. L’Ue inoltre si fonda su un’unione doganale, le cui scelte sono appannaggio esclusivo del consiglio e della commissione europea, organi non eletti che hanno tolto agli stati nazionali qualunque possibilità di proteggere i loro asset strategici e di fare programmazione economica. In questo contesto l’unica possibilità è deflazionare. E la Germania ha solo capito prima di tutti e ha saputo pertanto approfittare meglio di altri di questo sistema. Inoltre, nessun regola proibiva ai tedeschi di mantenere la propria inflazione sistematicamente sotto il 2% per effettuare una svalutazione competitiva. Anzi, lo spirito dei trattati portava con forza verso una simile decisione.

Io non condivido in toto questo punto, dal momento che la Germania ha comunque commesso delle infrazioni ai trattati, sforando i parametri di Maastricht alla partenza dei propri programmi di lavoro sottopagato, e le commette tutt’ora rifiutando qualunque politica concordata con i suoi partner europei e usando i noti trucchi contabili e non per sostenere il proprio debito pubblico. Però di base è vero. I politici tedeschi han sempre coerentemente fatto l’interesse del loro paese, e son stati più astuti a sfruttare il sistema da loro stessi creato. Sistema che siamo stati folli ad accettare.
ARS si scaglia poi con forza contro le politiche di bassa inflazione dell’UE. Un’inflazione del 5-6%, con un meccanismo di indicizzazione dei salari non è affatto un problema, e ha vantaggi in termini di erosione dei debiti. Come già detto, tenere l’inflazione forzatamente bassa comporta deflazione salariale e alta disoccupazione, nulla che ARS voglia mantenere.

ARS desidera tornare all’era della repressione finanziaria, dove lo stato italiano poteva finanziarsi ad interesse reale negativo (ovvero l’interesse nominale era sempre tenuto sotto al tasso d’inflazione). Ora nell’UME accade il contrario, con le conseguenze ormai note a tutti.
ARS rifiuta con forza l’idea che la soluzione dei nostri problemi debba venire dall’estero, va creata anche autonomamente se necessario. L’idea sarebbe quella di tornare alla situazione CEE, abolendo il mercato unico, coinvolgendo almeno all’inizio meno stati. La libera circolazione dei capitali, introdotta in Italia nell’88, va abolita. La nuova area dovrebbe essere di libero scambio, ma non un’unione doganale come ora.

ARS rivendica anche la sovranità energetica e dei beni comuni. L’Italia deve poter comprare energia da chi desidera senza interferenze, stipulando con i nostri interlocutori una sorta di trattati di “baratto”. Se noi ad es. comprassimo energia dalla Russia, essi potrebbero importare da noi una mole equivalente di merci. Questo per non penalizzare la nostra bilancia commerciale negli anni in cui cercheremo faticosamente di dare il via ad un piano energetico nazionale serio.
Apprendiamo poi che ARS ha in elaborazione una serie di documenti condivisi con dettagliati programmi di riforma in chiave costituzionale del mondo del lavoro e del mondo scolastico. Ho ascoltato lettura ed emendamenti di questi due testi con vero piacere, trovandoli davvero ben pensati (specie quello sul lavoro che é un capolavoro assoluto). Ma non mi dilungherò nei dettagli, che potete reperire facilmente sul loro sito. Tali documenti, in lavorazione già da tempo sui forum dell’associazione, hanno ricevuto alcuni emendamenti descritti e poi votati ad alzata di mano durante la riunione domenicale.
I contenuti (di altissimo livello) della loro proposta si fermano grosso modo qui. Potrei parlarvi dei numerosi e interessanti interventi di soci e simpatizzanti, tra cui anche un mio breve contributo, ma quelli potrete apprezzarli dal filmato che il buon Ecodellarete sta per mettere a disposizione online. Invece, in omaggio allo spirito “proattivista” del mio blog vorrei spendere ancora qualche parola sul modello di attivismo e militanza proposto da ARS, che è poi quello che mi interessava maggiormente, visto che sui contenuti, con la supervisione di soggetti del calibro di Piero Valerio, Marino Badiale e Fabrizio Tringali, avevo veramente pochi dubbi ancor prima di prendere il treno per Pescara.
***

ARS si propone di essere un fronte popolare. Non pretende di proporre modelli alternativi di vita, che possono essere eventualmente discussi dopo aver recuperato la nostra sovranità, ma per ora vuole solo risvegliare la gente, divulgando la verità e dando uno sbocco politico chiaro, autorevole e democratico alla crisi dell’Eurozona. Sbocco che ripristini il valore della nostra carta costituzionale e protegga l’Italia dai rigurgiti totalitaristi che si vedono chiaramente all’orizzonte altrove … Albe dorate qui non ne vogliamo.
ARS propone un movimento (o partito che sia, la distinzione non è importante per la dirigenza, che la definisce una “sciocchezza”) che diventi parte di un futuro grande fronte politico sovranista. Un soggetto che anzitutto deve essere ben radicato e sviluppato sul territorio, e che al più si coordini e comunichi tramite la rete, ma che non ESISTA sulla rete. La rete infatti ci fa credere all’esistenza e all’efficacia di cose che alla prova dei fatti non esistono o esistono molto ridimensionate. 12000 “Mi piace” sulla pagina Facebook di un soggetto politico non vogliono dire di fatto NULLA senza un discorso concreto e organizzato alle spalle.
Trovo questo punto estremamente corretto. Il presidente D’Andrea ha sottolineato più volte come qualunque forza sovranista o meno si sia costituita solo in rete, di fatto NON esista o comprenda al più poche decine di membri davvero attivi. La rete infatti non è uno strumento di aggregazione e conoscenza reciproca efficace, per quello gli incontri fisici sono irrinunciabili.
ARS rifiuta di fare appelli in rete come potrebbe essere un post di Piero Valerio su Tempesta Perfetta. Servono certo, ma sono molto costosi in termini di tempo e poco efficaci in termini di numeri di persone messe in moto. Per ARS infatti più che il semplice attivismo serve militanza, l’unica cosa che porta l’aggregazione e la moltiplicazione delle forze in campo. D’Andrea ipotizza una massa critica ideale da 5 a 10000 persone per la massima efficacia, contro le poche centinaia di oggi, loro secondo compleanno. Raccogliere le firme per legittimare una lista non è affatto un problema, con un buon numero di militanti attivi è una cosa immediata, e inoltre se ognuno di questi militanti compisse anche solo un’azione al mese (es. la consegna di un volantino o di una rivista ad un amico/conoscente), sarebbero già 12 contatti annuali per militante. Che se moltiplicati per il solo numero attuale di individui disponibili, comporta una crescita geometrica rapidissima.
Secondo ARS il modello di attivismo proposto dal Movimento 5 Stelle è inefficiente. Pertanto ARS non lo seguirà, avendo ben presente il tipo di delusioni e frustrazioni che può comportare specie in assenza di un meccanismo di feedback democratico come un portale di democrazia diretta, vero Beppe?  Inoltre ARS contesta al Movimento l’idea di non voler rinnovare la classe dirigente del nostro paese, forzando il ricambio dei suoi stessi eletti e membri di spicco. Ottimo spodestare i responsabili dell’attuale situazione, ma non sostituendoli con persone poco preparate e perennemente alle prese con i classici problemi da principiante della politica. Va invece valorizzata esperienza e merito personale, senza per questo diventare autoreferenziali. Non valorizzare le persone è invece un atteggiamento nichilista che ARS respinge.
Per ARS ogni militante deve fare azioni, anche solo una decina all’anno, ma deve agire fisicamente sul territorio onde far crescere l’associazione. Non bisogna essere semplici consumatori di politica o limitarsi al tam-tam e al passa parola dei social network, occorre agire, o ci meritiamo la schiavitù. Anche solo scrivere lettere in gran numero a una testata giornalistica può essere molto importante.

I principi a cui si devon rifare i militanti di ARS sono i seguenti:  
  • Disciplina e umiltà. ARS rigetta il principio “ognuno fa ciò che gli pare senza coordinazione e prende iniziative personali”, ma sottolinea il valore della disciplina e dell’umiltà necessarie ai militanti. Secondo l’associazione, per esempio, chi vuole entrare deve anzitutto accettare nero su bianco il documento di Analisi e Proposte, senza disperdere energie nel tentare di emendarlo alla morte e tirarsi indietro per una frase di troppo. Un consenso del 70% delle proposte è giudicato accettabile per entrare,  e in ogni modo gli emendamenti vengono sempre raccolti e votati. Cosa accaduta anche durante l’assemblea. E’ da rigettare anche l’approccio ansiogeno del “non c’è tempo, bisogna agire adesso omg!”. Nulla da fare, ARS intende agire solo sulla base di progetti ragionati, documentati e concordati, nessun colpo di testa sarà tollerato. La linea del gruppo sarà sempre molto chiara e trasparente.
  • Fiducia nell’obiettivo del risveglio culturale degli italiani. Dopo 30 anni di politica consumata e no vissuta, credito facile al consumo, narcisismo indotto dai media e società (“talmente diffuso che gli psicologi stanno pensando di toglierlo dalle patologie conosciute” :D), bisogna lavorare sulla gente perché ognuno si assuma le sue responsabilità e si attivi in prima persona. Il web non è sufficiente. ARS vorrebbe ricreare un popolo attivo e politicamente impegnato come l’Italia negli anni ’70, e io auguro loro di riuscirci o non andremo da nessuna parte. 
 Gli strumenti fondamentali di azione saranno i seguenti:
  • Il bollettino divulgativo chiamato “Il Sovranista”. Di poche pagine, ma molto concentrate ed efficaci, può essere stampato con una spesa relativamente contenuta e ogni militante ne dovrà divulgare alcune copie per far conoscere l’associazione.
  • Uno o più volantini divulgativi, minimo uno, che contengano un estratto del manifesto associativo e tutti i contatti fisici e online per incontrare i militanti stessi e approfondire. ARS non crede che l’approccio stile “testimoni di Geova che ti stordiscono di chiacchiere” sia funzionale (cosa di cui li ringrazio, bastano quegli altri …), meglio piuttosto 2 parole e un volantino che inviti all’approfondimento. Divulgandolo nei posti giusti (l’uscita di una università o stadio, una via frequentata etc.) ogni militante ne può tranquillamente distribuire un migliaio in poco tempo. Fondamentali per manifesti e volantini saranno i richiami alla nostra carta costituzionale, vera stella polare dell’associazione.
  • Un’auto con altoparlante, in puro stile “è arrivato l’arrotino”, costa pochi euro e permette di contattare migliaia di persone alla volta e passare loro il messaggio base dell’associazione. Ideale per gli attivisti più giovani.
  • Gestione del sito http://www.riconquistarelasovranita.it/, che diventerà il repository di tutte le attività dell’associazione e dei suoi militanti. Non sarà tanto un sito divulgativo sul tema economico, anche se potrà talvolta raccogliere i contributi degli associati, l’associazione intende effettuare il grosso della divulgazione sul territorio.
  • Gestione attenta dellapagina Facebook dell’associazione, che ai fini della propaganda sarà anche più importante del sito. Infatti con una pagina Facebook si può interagire con le persone in maniera più diretta, e ogni utente che cliccherà “Mi piace” verrà contattato dallo staff per valutarne la disponibilità ad associarsi o il semplice interesse.
  • Ricerca fondi. Come nel Movimento 5 Stelle, ogni militante e simpatizzante può contribuire liberamente quando vuole. A differenza di esso però, esiste una tassa di accesso (che varia a seconda un militante sia ordinario o sostenitore), che viene gestita da un tesoriere. Ogni spesa viene adeguatamente rendicontata. Per esempio apprendiamo che l’anno scorso sono andati leggermente in perdita, sostenuta interamente dal direttivo. Personalmente condivido la necessità di finanziarsi in modo affidabile. L’assenza di fondi è un problema contro cui mi sono scontrato anche troppe volte in passato, e certi oneri di attivismo sono seriamente inaffrontabili senza fondi. O comunque senza aiuti autorevoli e consulenze tecniche che hanno un costo. In generale, pensare di affrontare la politica senza soldi in un mondo di forze ostili ben sovvenzionate è una pia illusione che condanna all’inefficacia, o peggio, alla sudditanza ai finanziatori privati che decidono di supportarti. Ovvero conflitto di interessi istituzionalizzato in pieno stile USA. Un intervento pubblico a sostegno della VERA politica per me ci deve essere, perché lo stato è l’unico ente che può garantire la neutralità. Chiaro, bisogna rendere conto di ogni spesa con trasparenza. Ma mettersi nelle mani dei privati NON è una buona soluzione democratica. Meglio comunque poter contare su un substrato offerto dai militanti. Non si sa mai.
  • Una riunione domestica tra amici, se generalizzata, può essere un buono strumento per crescere in modo silenzioso ma inesorabile, lontano da attenzioni indiscrete del PUD€.
E questi son solo alcuni esempi. Tutte queste azioni devono essere ben coordinate, rendicontate sul sito dell’associazione e sollecitate periodicamente dallo staff, per scongiurare la tendenza all’immobilismo e alla pigrizia che si vedono anche tra molti attivisti specie a regime … Corretto, poiché qualunque  nascente associazione (sovranista o meno) voglia avere una speranza di successo,  è bene capisca che dovrà ammazzarsi di lavoro ben organizzato e finalizzato, onde non disperdere le limitate energie disponibili, contro un establishment e dei media chiaramente ostili. 

In un secondo momento (si parla di questo settembre) ARS conta di darsi a livello regionale la stessa organizzazione datasi a livello nazionale. Bisognerà individuare 2-3 persone per regione che facciano da nucleo di aggregazione e da li partire ad organizzare incontri, aggregazione e assemblee. ARS è confidente di aggregare da 5 a 10000 militanti in 2 anni, per potersi presentare alle prossime elezioni politiche con un progetto e un’organizzazione credibile e completa.

Capitolo ALLEANZE. ARS fa sapere che intende allearsi con qualunque forza sovranista porti un progetto serio e sia ben radicata sul territorio. Citando D’Andrea, “per offrire un'alleanza bisogna esistere”, e un gruppo online che non agisce sul territorio di fatto non esiste. O comunque non è un interlocutore papabile. Loro stessi riconoscono di avere numeri ancora troppo risicati, ma intendono provvedere al più presto per incrementarli. Come dicevo, ARS si vede parte integrante di un fronte sovranista compatto, magari fatto di bandiere diverse, purché raccolte sotto quest’unico obiettivo

La volontà dell’associazione è di non farsi promotrice di una teoria economica o una filosofia in particolare a parte questa, perché questo crea divisioni e particolarismi che hanno abbattuto o ridotto ai minimi termini tante altre realtà. C’è stata una risposta diretta ad un’attivista MMT proprio su questo punto e in questi termini. 

L’ARS è una forza sovranista la cui unica stella polare è la costituzione italiana, come intesa dai nostri padri, e uno stato sovrano che con tutti i suoi strumenti possa applicarla in toto, il che naturalmente include politiche keynesiane di sostegno alla domanda aggregata e ricerca della piena occupazione, ma senza fondamentalismi di sorta di cui davvero NON si sente il bisogno.

Direi che è tutto. Si sarà capito che condivido assolutamente ciò che ho ascoltato e ho davvero apprezzato la qualità e l’organizzazione messe in campo. Ma in rispetto a ciò che ARS vorrebbe, non starò a sbrodolarvi altre impressioni. C 'é del materiale di valore. C'é un progetto sovranista concreto e di alto livello. Ci sono persone e patrioti determinati trasparenti e affidabili. Andate e valutate con i vostri occhietti.

Prossima puntata della saga sovranista italiana, il ritrovo degli attivisti vicini ad A.Bagnai e al buon Quarantotto e delle mailing list dalmata a Viareggio il 22 giugno (chiedere per ulteriori informazioni a sil-viar@virgilio.it, "promoter" della situescion, anche detta "convenscion"). Io sarò presente auspicando una convergenza di qualunque soggetto si venga a creare con ARS, di cui seguirò i passi con GRANDE interesse.


PS. Se volete guardare ancora in faccia i vostri figli datevi una mossa. Trovo incredibile che proprio mentre noi a Pescara parlavamo di come salvare l'Italia, altri fenomeni da baraccone ben noti parlassero di questo. C'é chi ha altro a cui pensare e altre priorità, ma a me di tutto ciò ormai FOTTE SEGA.  

Menzione speciale di (de)merito per la stampa, DEL TUTTO ASSENTE.
Siamo in guerra per le nostre vite, la nostra patria e per impedire ai vostri figli di andare a battere sotto la cazzo di porta di Brandeburgo, lo capite? 
Machevelodicoafare...

Verranno a prendervi anche a casa, fosse anche durante la stramaledetta finale di Champions! Questo lo capite meglio?

 
Ergo ci vediamo (comunque) in mischia.  
Mattia C


8 commenti:

  1. Ciao Mattia, permettimi una domanda?
    Ma perchè nel manifesto di solidarietà europea si chiede la fuoriuscita dei paesi forti prima e dei deboli dopo?
    Cos'è che cambia, in soldoni?
    Grazie in anticipo
    Luigi

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  2. Ciao anonimo.
    Premesso che é una soluzione sub-ottimale, l'utilità é che togliendo i paesi grandi esportatori dall'UME, l'euro si svaluterebbe parecchio in breve tempo, e i paesi rimasti recupererebbero un poco di competitività di prezzo. Naturalmente resterebbero tutte le altre storture dell'euro, incluso il fiscal compact etc. Ed é perciò una soluzione con cui non concordo, ma come dice bagnai... l'importante é che se ne parli, sui dettagli possiam accordarci dopo.

    Ciao!

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  3. Ottimo resoconto, Mattia.
    Sull'errore di prospettiva delle violazioni tedesche al trattato, obietto:
    a) che non si basa sulla violazione di un'inesistente (e non a caso) obbligo di correggere l'inflazione sotto-soglia, ma su quello di coordinamento delle politiche economiche, sociali e del lavoro e sul divieto di aiuti di Stato e di misure equivalenti alla restrizione delle importazioni, ove correttamente intesi. Violazioni che sul piano giuridico è difficile negare.
    b) le violazioni tedesche non escludono, ma confermano, che l'impianto competitivo dell'UE-UEM, sia contrario alle Costituzioni post belliche basate sull'opzione dello Stato che assume l'intervento correttivo degli squilibri inievitabili dell'economia, rendendo diritti universali, dotati di esplicità clausola di effettività, quelli prioritari del lavoro.

    Ma a parte queste precisazioni (che sicuramente sono chiaribili con persone intelligenti), il resto dell'impostazione "attivista" è ben concepito e possibile fonte di una fecondo dialogo.
    Grazie...e il "buon" 48 (lo di aggiunge, il "buon", per quelli reputati un pò fessacchiotti, ma forse è giusto :-)) ti aspetta a Viareggio per un approfondimento!

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    1. Ne convengo carissimo. Mi son sembrate persone davvero intelligenti, e quella é davvero l'unica questione su cui mi pare di capire ci sia divergenza con la tua posizione. Ma sul resto, convergenza a palate.

      LOL, ti chiamerei anche per nome, ma so che tieni al low profile, quindi mi adeguo :D

      A Viareggio ci saremo io e la mia Giorgia, non vedo l'ora di approfondire la questione ^^

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  4. @Anonimo:
    aggiungo ai vantaggi che ha già detto Mattia, il fatto che la Germania passarebbe da moneta "cattiva" (l'euro che si svaluta) ad una "buona" (il nuovo marco che si rivaluta), e noi restiamo con l'euro che si svaluta rispetto al nuovo marco.

    Di conseguenza loro sono invogliati al cambio, e da noi si evitano corse agli sportelli, che non c'è nulla da cambiare.

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    1. Ottima aggiunta federico. grazie. :)

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    2. Grazie per i chiarimenti.
      Tuttavia continuo a nutrire alcune perplessità.

      Innanzitutto riprendendo ciò che ha detto Federico, siccome io ho una preparazione economico-aziendale e non un'economica pura, vorrei capire meglio perchè anche con una svalutazione dell'euro in Ita non si creerebbero corse agli sportelli, non dovrebbe essere il contrario? Se la tua moneta si svaluta vuol dire che vale di meno, quindi hai interesse a prelevarla e a depositarla in lidi più sicuri? Tra l'altro la MMT (di cui ho capito si fa molto riferimento) stabilisce che la svalutazione solo per rendere più economica la moneta al fine di aumentare le esportazioni produce in realtà costi non profitti per la collettività. La quale invece, come ben descritto nel post avrebbe bisogno di un rilancio del mercato interno.
      Inoltre dubito che all'economia tedesca, il cui modello è fortemente improntato sull'esportazione ci sia una qualche convenienza ad andarsene dall'euro e avere un marco rivalutato. Ma comunque come spiegato un anno fa da parte del presidente della confindutria tedesca (era per intenderci il periodo in cui lo spread era tornato a quota 500 punti nonostante i salassi montiani) aveva dichiarato alla Merkel che un eventuale disgregazione dell'euro non sarebbe stato un problema nel lungo periodo per l'industria tedesca, in quanto finchè permaneva l'area di libero scambio la Germania si sarebbe ripresa. Quindi più che discutere di far uscire la Germania dall'UEM a questo punto si dovrebbe discutere di isolarla economicamente.

      Riguardo ad Alternative For Deutschland, un mese fa lessi sul blog "Vocidallagermania" la traduzione di questa intervista rilasciata da Bernd Luke, leader del "presunto" partito antieuro. Dico "presunto" perchè da come potete leggere nel link Luke non parla di far uscire la Germania dall'Euro ma di fare uscire i PIIGS dall'Euro, e far restare la Germania e gli altri paesi del Nord: vocidallagermania.blogspot.it/2013/05/alternative-fur-deutschland-vuole-un.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+blogspot/mlmqBS+(Voci+dalla+Germania). Quindi delle due l'una: o Luke he mentito, o il traduttore ha tradotto male.
      Inoltre mi sembra il manifesto faccia troppa buona fede nel pensare che la Germania voglia uscire dall'euro.
      Infatti pare che la Merkel in Germania sia in testa nei sondaggi anche se di poco, che probabilmente porterà ad una Grosse Koalition in difesa dell'euro. E a quel punto che si fa?

      Inoltre il manifesto non mi sembra che definisca molto bene le modalità e l'ordine con cui i vari paesi del sud dovrebbero uscire.

      Insomma, io non so se questa sia la strada giusta, ma se lo è si prendano tutte le contromisure del caso.

      PS:
      Mi chiamo Luigi, l'avevo scritto anche nel commento di prima

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    3. ciao Luigi. Premetto che non concordo con la soluzione del manifesto di solidarietà.

      No, assolutamente. L'Italia in passato ha effettuato parecchie svalutazioni difensive, e non si é verificata alcuna corsa agli sportelli (fenomeno in ogni modo bloccabile). Lo stesso euro si é svalutato anche del 30% e nessuno é corso a scambiarlo in dollari. :) E il motivo é evidente, per la domanda interna e le tasse hai bisogno della tua moneta, non di una valuta estera.

      Poi,il manifesto non si rifa alla MMT.

      E indica una via, un'idea. La realizzazione tecnica addavenì. Nessuno sa come potrebbe evolvere una simile situazione dopo l'uscita della germania. che comunque HA un interesse a farlo.

      Restando nell'euro, si condanna ad una pesantissima recessione. Se non ratificherà completamente il fiscal compact, si porrà fuori da sola. Per la germania il discorso euro é sempre e solo stato un discorso di convenienza. Ti consiglio questo link:

      http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2013/06/germania-corte-costituzionale-bce.html


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