Ritengo che lo scopo di ogni attivista dovrebbe essere lavorare duramente per aggregare consapevolezza e consenso sui temi più importanti e fare rete, facendo capire alla gente e alle forze in campo quale sia la strada giusta da seguire. Far dialogare chi non si parla più, indurre il dibattito dove non c'é, aprire porte chiuse o che terzi vorrebbero chiudere. E creare nuove sinergie che l'attuale clima generalizzato di radicalizzazione delle posizioni e chiusura preclude.
La massa critica contro l'ordoliberismo, il lobbysmo e contro l'apologia del vincolo esterno é ben lontana dall'essere raggiunta, e a mio modo di vedere un dibattito che partisse in una CGIL o in un PD, da altri apostrofati come "collaborazionisti da distruggere", sarebbero una vittoria. Ma perché ciò avvenga occorre parlare, non liquidare o accusare o insultare. Anche se ne avremmo tanta voglia. Io per primo.

mercoledì 9 novembre 2011

"L'Euro non ha convinto nessuno" (S.B.)


Buon giorno a tutti.

Ci siamo, l'insigne autore della sparata che fa da titolo a questo post sta per giungere alla fine del suo mandato, e c'é da giurare che farà di tutto per renderci la parte finale della sua permanenza il più ignobile e disgustosa possibile (nell'immagine dell'amico Max Milanese una libera rivisitazione della letterina d'intenti del premier compilata di suo pugno durante il patetico voto di ieri, per chi non capisse le ragioni dell'ultimo punto cliccare velocemente QUI prima che partano querele).




Colgo l'occasione per spegnere i facili entusiasmi di chi crede che sia finita...Vi piacerebbe eh? Le dimissioni del premier sono infatti subordinate all'approvazione del famigerato maxiemendamento sulla stabilità, di cui discutevo giorni fa... E oltre alle mie ben note riserve anche solo sui contenuti della letterina all'Europa, peraltro ampiamente condivise da chi ne capisce un po' di più... é ovvio ed evidente che appellandosi alla responsabilità(TM) e alla crisi il Cainano tenterà di inserirvi ogni sorta di porcheria. Si, lo so, Napolitano lo ha pregato di non farlo... Devo aggiugere altro prima di mettermi a ridere? :D

Ma per una volta non volevo ricordare al mondo che Berlusconi e il suo sistema sono forse il principale male dell'Italia, ma parlare di questa crisi, dell'Euro e delle misure di austerity che l'Europa costantemente ci richiede. A volte siamo così incazzati da malgoverno e devastazione del nostro welfare che temo stiamo perdendo tutti la giusta lucidità per ricordare quanto siano importanti queste tematiche...

Anzitutto, spero che chiunque si stia ormai rendendo conto che le consuete ricette della vetusta economia occidentale non possono più salvare nessuno o quasi. Sicuramente non ci possono salvare da questa crisi.

Già, perché a fianco di oggettive difficoltà e problemi che metterebbero in difficoltà qualunque governo responsabile, un fattore di cui ne "Sarcosi" ne "Triscé" hanno tenuto conto é un mostro che vive e prospera in ogni oscuro recesso della terra: la democrazia!!!!

La bestia si é risvegliata pochi giorni fa, quando il governo greco si è ribellato alle medicine della finanza internazionale e ha deciso di chiedere ai cittadini se tutto sommato non sia meglio fallire, piuttosto che morire di fame per ripagare i debiti del passato. La risposta è scontata: se si arriva al referendum, la Grecia fallirà e uscirà dall’Euro e dal mondo occidentale, e a catena potrebbe crollare l’intera unità europea, in quanto nessun uomo nella situazione dei greci voterebbe mai la macelleria socialeTM preferendola all'oscuro miraggio (per loro) dell'integrazione europea. Per essere europei bisogna desiderare esserlo, e in Grecia forse sono rimasti alla decadenza dell'ellenismo. Evasione, sprechi e crimini oltre ogni redenzione.

Ma é presto per parlare: intanto, la decisione di Papandreu non è tanto uno scatto di orgogliosa rivolta contro il nuovo ordine mondiale, ma semplicemente la mossa ignava di un politico che non vuole prendersi la responsabilità di azioni impopolari; non vuole rovesciare il capitalismo o denunciare l'autocratica BCE, ma solo salvare la propria carriera politica, e magari spuntare condizioni migliori con un bel ricattino. Il piano come saprete non é andato propriamente bene. Reazioni sdegnate dell'Europa che conta, minacce neppure troppo velate del premier francese (Sarcosì, ma la Franza non giaceva in una botte de fero?), pressioni politiche sui giusti tasti e dimissioni del premier si sono succedute in rapida sequenza.

E per noi sarebbe possibile tentare di percorrere la stessa strada su cui é andato a schiantarsi Papandreu? Lo scenario del fallimento italiano con uscita dall’euro è senz’altro possibile, ma non è affatto una strada lastricata di petali di rosa come molti illusi vorrebbero credere. Comporterebbe comunque la cancellazione dei nostri risparmi, un ridimensionamento permanente del nostro tenore di vita, difficoltà di approvvigionamento energetico, e ci permetterebbe di vivere per altro tempo in una società vecchia, inefficiente e corrotta, senza più spinte esterne al rinnovamento, scavandoci ancora di più la fossa… senza contare il fatto che un qualsiasi primo ministro italiano che tentasse la via di una bancarotta non concordata probabilmente farebbe la fine di Gheddafi o perlomeno di Aldo Moro, e magari apparirebbero distinti signori in divisa nelle piazze a provocarne la pronta sostituzione con un primo ministro più “ragionevole”. Non è certo un caso che Papandreu nei suoi ultimi giorni di vita politica avesse rimosso i vertici dell’esercito… In momenti del genere di guerra civile reale o potenziale, anche un colpo di stato militare non é un'ipotesi fantapolitica.
In ogni modo, mi sembra che pochi colgano la vera posta in palio di questi mesi. L’Euro, nella sua giovane esistenza, è riuscito là dove il comunismo aveva fallito: a mettere in crisi la supremazia economica mondiale degli Stati Uniti. Sta progressivamente sostituendo il dollaro come moneta delle riserve e degli scambi internazionali, a partire dal petrolio, e sta permettendo la nascita di un’unica grande nazione europea, più forte e più solida del rivale americano, che invece persiste nella sua politica economica distruttiva volta a scaricare sul mondo intero il peso della propria inefficienza. D’altra parte, tutta questa attenzione delle agenzie di rating (americane) e della stampa economica (anglosassone) sulla crisi italiana e spagnola non è affatto un caso. Nasconde il fatto che i due Paesi con i maggiori problemi di debito estero complessivo (pubblico e privato) non sono Italia e Spagna, ma Stati Uniti e Inghilterra.
 
L’Italia, rispecchiando l’attitudine dei suoi abitanti, ha una sfera pubblica fortemente indebitata, ma una sfera privata ancora piena di risparmi, che mandano avanti la baracca (risparmi spesso accumulati in modi poco leciti o grazie ad una consolidata prassi di evasione fiscale, ma tant'é). Al contrario, nel mondo anglosassone sono indebitati tutti: lo Stato che piazza i propri titoli ai cinesi, le aziende che attraggono i capitali di tutto il mondo, i privati che comprano qualsiasi cosa a credito. Salvo lo scoppio della terza guerra mondiale, che a questo punto non é neppure più materia di facezie, vista la situazione fra Israele e Iran, essi sono giganti dai piedi d’argilla il cui dominio planetario volge al termine… a meno ovviamente che non riescano a riprodurre la situazione che solamente un secolo fa trasformò gli Stati Uniti da nazione emergente a dominatore planetario: frantumare l’Europa e metterla in ginocchio con una serie di rivalità e di guerre.

D’altra parte, il progetto di unità europea ha, sin dal principio, un grande punto debole: quello di essere basato sull’economia invece che sulla politica. Non c’è più, da tempo, l’afflato europeista del dopoguerra; il desiderio di stare insieme perché siamo simili, non vogliamo più combatterci e vogliamo unirci per vivere meglio. C’è, al contrario, una visione meramente utilitaristica; stiamo uniti se ci conviene, altrimenti ciao. Questo è invece il momento di guardarsi negli occhi e capire se siamo italiani, francesi e tedeschi, divisi da rivalità millenarie e pronti a scannarsi di nuovo, o se siamo infine e per sempre europei. Tra i suoi deliri neonapoleonici, Sarkò ne ha detta una giusta. Se l'Europa cadesse, neanche una guerra sul nostro stesso territorio sarebbe improbabile, anzi. Si é solo dimenticato di dire chi ne sarebbero i reali responsabili, che poi sono gli stessi responsabili della crisi mondiale che stiamo vivendo...

Può essere che i sacrifici necessari all’Italia per restare in Europa si rivelino nei prossimi mesi - a differenza di quelli del 1992 e del 1996 - troppo pesanti, fisicamente insostenibili. Non ci sarebbe nulla di che stupirsi, con un premier messia che in questa fase pensa solamente a come salvare le proprie aziende dalle ritorsioni del prossimo governo, se stesso dai processi e gli 8 "traditori" dai bonifici promessi a Palazzo Grazioli durante il bunga bunga... Eppure, sono fermamente convinto che nel lungo termine la fine dell’integrazione europea, o l’esclusione dell’Italia da essa, sarebbero per noi un biglietto di sola andata per il Terzo Mondo, economico e culturale.

E' giusto, anzi sacrosanto pretendere dall’Europa più democrazia, a partire da un governo eletto direttamente e una banca centrale che risponde al pubblico interesse. Le banche devono cessare di essere delle lobby di superspeculatori che si sentono ormai invogliati e incentivati dai governi a massimizzare il profitto lanciandosi in investimenti da cardiopalma. Salvo poi accorgersi di aver fatto il passo più lungo della gamba e andare a piangere dai governi centrali, chiedendo il ripianamento dei loro debiti a spese dei contribuenti...altrimenti che ne sarebbe dei risparmi dei lavoratori onesti? (ho detto onesti, chi ha già ritirato i soldi in Svizzera o alle Cayman é escluso da questo discorso) E che dire del problema del signoraggio della BCE, che nessuno e dico proprio nessuno prende in considerazione? Siamo già in debito nel momento stesso in cui ci viene conferita la nostra legittima quota di cartamoneta!!!!

Chiediamo tutti, anzi ESIGIAMO da chi ci governa un'Italia e un'Europa dei cittadini, anziché il paese delle meraviglie dei banchieri privati. Pochi ne sono a conoscenza nei dettagli, ma questo sistema perverso ci sta portando allo sfacelo come e più di altri 50 anni di governo Berlusconi. Diamoci da fare tutti e non rassegniamoci tanto facilmente all’idea che i debiti del nostro passato ci impediscano di arrivare al futuro.

Qualunque governo venga dopo il colpo di coda telefonato dal papi deve essere conscio di questa assoluta priorità. Qualunque forza politica intenda chiudere gli occhi sull'argomento signoraggio/sistema bancario in nome dei soliti interessi non solo non avrà il mio voto, ma a mio parere andrebbe incriminata per direttissima.

Ad oggi forse solo IDV e MOV ne hanno accennato. Forse.

Saluti e buona sfiducia a tutti! :)

3 commenti:

  1. E' esattemente questo il problema. Chi ha determinato la crisi? Grossomodo si sa. Che vengano puniti, senza pietà. Le loro famiglie gettate sul lastrico? Sì, visto che per avidità han ridotto in miseria molte altre famiglie. Serve una scrittura di norme e regole che impediscano il ripetersi di questi fatti, ed una politica che non sia l'espressione del privilegio economico di pochi.

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  2. Ah, il conflitto di interessi, questo (s)conosciuto... :P Il punto é anche: quale governo farà mai cose del genere palesemente contro i suoi interessi? Occorre un voto che sia scomodo a questa gentaglia, subito!

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  3. "In questa crisi sistemica nessuno parla di sovranità monetaria, ciò indica che essa è pilotata e serve a raggiungere scopi predeterminati. La via d'uscita c'è basterebbe solo volerla imboccare. Sia ben chiaro che un popolo che non possiede la propria moneta, è un popolo schiavo di chi la possiede." - Italo Romano -

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